Allevamenti. Il modello del biologico va rafforzato: a fare la differenza è il benessere animale
In occasione della seconda Festa del Bio dello scorso 4 febbraio, è stato presentato il nuovo quaderno di Cambia La Terra: “Allevamenti. Sostenibile non basta: il modello è quello del bio”.
Le opinioni espresse appartengono al solo o ai soli autori e non riflettono necessariamente le opinioni dell'Unione europea. Né l'Unione europea né l'amministrazione erogatrice possono esserne ritenute responsabili.
Si tratta di un testo che definisce lo stato degli allevamenti in Italia e che fa proposte innovative affinché ci sia un nuovo metodo produttivo per la zootecnia.
Gli allevamenti industriali sono una bomba ecologica, e quelli biologici rappresentano una piccola quota della produzione animale totale dell’Ue: tra l’1% e il 7% a seconda del settore. Ma per raggiungere un vero livello di qualità il regolamento europeo sugli allevamenti biologici non basta più: andare oltre significa puntare soprattutto sul miglioramento delle condizioni di vita del bestiame allevato.
I bovini devono poter pascolare all’aperto per almeno 120 giorni l’anno, I vitelli devono poter essere alimentati alla mammella, in modo naturale, e gli allevamenti bio devono scegliere razze a lento accrescimento, in modo tale da assicurare una durata adeguata di vita agli animali. Le scrofe devono poter passare il periodo della gestazione all’aperto e non possono essere rinchiuse nelle gabbie. Ai polli non può essere tagliato il becco (una pratica che denuncia comunque allevamenti affollati) e occorre risolvere il problema dell’eliminazione dei pulcini maschi.