Forum delle Energie Rinnovabili “Renewable Thinking”

Raggiungere l’incremento atteso di GW rinnovabili al 2030 implica quasi raddoppiare l’installato annuo rispetto ai valori record del 2023 (5,7 GW). La complessità dell’iter autorizzativo e la disarticolazione della governance aumenta però l’incertezza e frena gli investimenti.

5 luglio 2024 C.V.A.

È  in onda oggi e domani la seconda edizione del Forum delle Energie Rinnovabili “Renewable Thinking ideato da CVACompagnia Valdostana delle Acque – in collaborazione con The European House –Ambrosetti, con il patrocinio di Elettricità Futura e in collaborazione con UniCredit. L’evento ha l’obiettivo di diventare il punto di riferimento annuale per favorire una riflessione strategica sull’evoluzione delle fonti rinnovabili in Italia.

Tra gli altri, sono intervenuti Gilberto Pichetto Fratin (Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica dell’Italia), Carmine Masiello (Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Italiano), Renzo Testolin (Presidente, Regione Valle d’Aosta), Giuseppe Argirò (Amministratore Delegato, CVA), Marco Cantamessa (Presidente, CVA), Valerio De Molli (Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti), Agostino Re Rebaudengo (Presidente Elettricità Futura; Presidente, Asja Ambiente), Paola Garibotti (Regional Manager Nord Ovest, UniCredit), Massimiliano Atelli (Magistrato, Corte dei Conti di Aosta; Presidente, Commissione VIA), Luigi Bertschy (Vicepresidente e Assessore sviluppo economico, formazione e lavoro, trasporti e mobilità sostenibile, Regione Valle d’Aosta), Stefano Besseghini (Presidente, ARERA), Guido Bortoni (Presidente, CESI; Senior Advisor, En-creative;  già Presidente, ARERA), Roberta Boscolo (Responsabile scientifico, Clima & Energia WMO World Meteorological Organization), Luca Bragoli (Chief Regulatory & Public Affairs Officer, Gruppo ERG), Stefano Cappello (Founder & CEO, Limenet), Pietrogiovanni Cerchier (Founder & CEO, 9-Tech), Stefano Ciafani (Presidente, Legambiente), Cheo Condina (Giornalista, Il Sole 24 Ore), Erasmo D’Angelis (Presidente, Fondazione Earth Water Agenda), Vittorio Eboli (Conduttore, Sky TG24), Enrico Giovannini (Professore Ordinario, Università di Roma, Tor Vergata; Direttore Scientifico e Fondatore, ASviS), Monica Iacono (Amministratore Delegato, Engie), Stefano Laporta (Presidente, ISPRA), Enrico Letta (EU Rapporteur sul Futuro del Mercato Unico; già Presidente del Consiglio dei Ministri dell’Italia), Francesco La Camera (Direttore Generale, IRENA), Matteo Mazzotta (CEO, GES), Antonio Michelon (Direttore e Responsabile Italia, AFRY), Francesca Parisella (Giornalista e Conduttrice, Rai), Federico Rampini (Scrittore ed editorialista, Corriere della Sera), Aurelio Regina (Presidente, Fondimpresa; Componente del Consiglio di Presidenza e Delegato per l’Energia e per la Transizione energetica e Presidente, Gruppo Tecnico Energia di Confindustria), Laura Serafini (Giornalista, Il Sole 24 Ore) e Marco Stangalino (Executive Vice President Power Asset – Idroelettrico e Fonti Rinnovabili, Edison).

“Per raggiungere i target di rinnovabili al 2030 l’Italia deve quasi raddoppiare l’installato annuo del 2023. Lo sviluppo delle rinnovabili è però condizione necessaria, ma non sufficiente al raggiungimento dei target energetici. È necessario, infatti, adottare una visione di sistema, integrando le rinnovabili con i sistemi di stoccaggio e la rete elettrica” – ha commentato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO, The European House – Ambrosetti.

“Le sfide del contrasto al cambiamento climatico e della transizione energetica, impongono che si crei consapevolezza sull’importanza e sul valore strategico che riveste lo sviluppo delle rinnovabili in Italia. Gli operatori sono pronti a fare la loro parte, mettendo in campo investimenti importanti che però devono essere sostenuti da certezze giuridiche e procedure semplificate. Lo sviluppo delle tecnologie rinnovabili pone il Paese per la prima volta nella condizione di migliorare la propria sovranità ed autonomia energetica e quindi la propria sicurezza nazionale. Contestualmente si può cogliere una straordinaria opportunità di sviluppo industriale importante per costruire una filiera produttiva e professionale che può assumere una leadership a livello europeo, creando peraltro insieme le condizioni per un approvvigionamento energetico per famiglie e imprese molto più competitivo dell’attuale. Abbiamo il dovere di cogliere al meglio questa occasione storica” – ha commentato Giuseppe Argirò, Amministratore Delegato della Compagnia Valdostana delle Acque – CVA SpA.

“Con questo Forum abbiamo voluto sostenere una realtà molto importante nel settore delle rinnovabili, quale CVA. UniCredit è infatti impegnata nella promozione della sostenibilità, un impegno testimoniato anche dalla presentazione del suo Bilancio Sociale. E’ importate individuare forme di collaborazione che realizzino una rete di operatori del settore e del mondo della finanza affinché questi temi siano metabolizzati come opportunità e non soltanto come costi. La nostra credibilità deriva dall’esserci assunti impegni chiari come azienda e da un nuovo approccio nel dialogo con il cliente basato su competenze specifiche, il tutto racchiuso in una strategia ESG che promana direttamente dal vertice di UniCredit” – ha aggiunto Paola Garibotti, Regional Manager Nord Ovest UniCredit.

Il position paper, presentato in occasione del Forum “Renewable Thinking”, individua le direttrici e le leve strategiche per accelerare il dispiegamento delle rinnovabili nel Paese e agevolare il raggiungimento dei target delle rinnovabili al 2030.

In un contesto generale in cui la decarbonizzazione è sempre più centrale, a livello internazionale la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici del 2023 (COP28) ha segnato una svolta rispetto alle edizioni precedenti, ufficializzando per la prima volta il transitioning away dai combustibili fossili, concetto prima di allora mai incluso all’interno di una risoluzione COP. Per raggiungere questo obiettivo, la capacità installata globale di rinnovabili dovrà aumentare di circa 3 volte rispetto ai valori del 2023.

Anche l’Unione Europea (UE) è chiamata ad accelerare, installando 86 GW all’anno da qui al 2030 rispetto ai 73 GW aggiunti nel 2023 (+20% rispetto all’ultimo anno). Per sistematizzare e accelerare lo sviluppo delle rinnovabili negli Stati Membri, nell’ultimo anno l’UE ha approvato 2 normative quali la Direttiva RED III – con l’obiettivo di garantire il 42,5% di penetrazione delle rinnovabili sui consumi finali al 2030) – e la Riforma del Mercato Elettrico – con l’obiettivo di rafforzare gli strumenti contrattuali per stabilizzare i prezzi e incentivare le installazioni di FER (attraverso i Power Purchase Agreements e i Contracts for Difference). Inoltre, con il Net Zero Industry Act l’Europa vuole anche rafforzare il proprio posizionamento nelle supply chain delle tecnologie a zero emissioni nette.

Muovendo da queste considerazioni, nel 2023 tutti i maggiori Paesi europei hanno rivisto al rialzo i propri obiettivi di rinnovabili al 2030, aggiornando i relativi Piani Nazionali Integrati Energia e Clima (PNIEC). In particolare, guardando agli obiettivi sanciti nella versione PNIEC pubblicata nel giugno 2023, risulta come i principali Paesieuropei – Germania, Spagna, Italia e Francia – abbiano incrementato significativamente i propri obiettivi di rinnovabili al 2030, rispettivamente, di +171 GW, +49 GW, +37 GW e +25 GW rispetto alla precedente edizione del PNIEC (datata 2019). Tuttavia, è bene evidenziare come nessuno di questi Paesi sia oggi in linea con il tasso di installazione annuo richiesto per raggiungere i propri target: ai ritmi attuali, infatti, si registrerà un ritardo medio dai 5 agli 8 anni.

In Italia, in particolare, per raggiungere i target al 2030 il tasso di installazione annuo deve salire fino a 11 GW annui, rispetto ai 5,7 GW installati nel 2023. Inoltre, sebbene le installazioni di rinnovabili nel 2023 siano state superiori di quelle dell’anno precedente (3,1 GW, con una crescita del 54%), occorre però far emergere un punto di attenzione: dei 5,7 GW installati nel 2023, il 72% non raggiunge l’utility scale (ovvero gli impianti di grandi dimensioni con una potenza maggiore di 1MW). L’installazione di questi impianti diventa necessaria anche al fine di ridurre il costo dell’energia elettrica prodotta: gli impianti fotovoltaici sui tetti, che non raggiungono l’utility scale hanno, infatti, un costo di generazione dell’energia più che doppio di quello degli impianti a terra e sono finalizzati all’autoconsumo. È solo tramite la presenza di grandi impianti che si rende possibile l’effettiva messa in rete di energia pulita, rendendo di fatto raggiungibile la transizione e accelerando lo scale-up necessario.

A livello territoriale, le Regioni che hanno più contribuito alla crescita nell’ultimo anno sono state la Lombardia (0,9 GW, 16% del totale) e il Veneto con 0,6 GW, seguiti da Piemonte, Sicilia ed Emilia-Romagna con circa 0,5 GW ciascuna. Lombardia e Veneto sono anche i territori che hanno registrato una crescita di capacità installata maggiore nell’ultimo decennio (2014-2023), rispettivamente di +2,5 GW e +1,7 GW.

In questo quadro, nei prossimi anni, le Regioni registreranno una significativa crescita delle rinnovabili, in linea con le rinnovate ambizioni dell’Italia. In tal senso, al fine di istituzionalizzare le opportunità per raggiungere i target e suddividere in modo funzionale tra le Regioni gli obiettivi, è in fase di finalizzazione il Decreto Aree Idonee, che suddivide tra le regioni 80 GW aggiuntivi al 2030 (con Sicilia, Lombardia, Puglia, Emilia-Romagna e Sardegna che cumulativamente valgono quasi la metà del totale).

Per meglio comprendere la situazione attuale dei territori in termini di quanto del proprio potenziale di sviluppo delle installazioni FER è già stato sfruttato, già durante la passata edizione, TEHA ha elaborato un indicatore in grado di valutare il rendimento e le abilità di una Regione a soddisfare la propria capacità di sviluppo in termini di installato rinnovabile: il Renewable Thinking Indicator. Questo indicatore mostra come, al 2023, l’Italia abbia valorizzato solo il 47% dell’opportunità di sviluppo attivabile dalle FER da oggi al 2030. A livello regionale, Trentino A.A. e Valle d’Aosta sono i territori che hanno già sfruttato maggiormente il proprio potenziale, registrando una percentuale di sviluppo pari rispettivamente al 73% e al 66%, determinato in larga parte dall’idroelettrico. In generale, emerge grande eterogeneità tra le Regioni: il divario tra il Trentino-Alto Adige (73,5%) e la Liguria (26,8%) si attesta a quasi 50 p.p.. In generale, secondo le analisi di The European House Ambrosetti, 13 Regioni hanno ancora da sfruttare più della metà del proprio potenziale al 2030: tra queste vi sono Sicilia e Puglia, 2 delle 3 regioni che più contribuiranno alla capacità aggiuntiva prevista dal Decreto Aree Idonee.

È bene però precisare come lo sviluppo delle rinnovabili siacondizione necessaria, ma non sufficiente al raggiungimento dei target energetici. È necessario, infatti, adottare una visione di sistema, integrando le rinnovabili con i sistemi di stoccaggio e la rete elettrica. In particolare, i sistemi di accumulo dovranno crescere di +15 GW (x2 rispetto alla capacità attuale), in quanto il contributo delle fonti programmabili è previsto dimezzarsi al 2030 rispetto al 2000. In parallelo, la rete elettrica dovrà essere in grado di far fronte al mismatch tra area di produzione da FER (81% al Centro-Sud) e area di consumo elettrico (56% al Nord): per questo motivo, la capacità di trasporto da Sud a Nord è prevista raggiungere quasi 33 GW al 2033, rispetto ai circa 15 GW attuali.

Oltre ad ottimizzare la produttività delle rinnovabili, per accelerare il tasso annuo di installazione è necessario anche velocizzare i tempi autorizzativi: il tempo medio di rilascio dell’autorizzazione per un impianto fotovoltaico è di 31 mesi e per un impianto eolico è di 52 mesi, contro i 24 mesi previsti dall’Europa (12 mesi nel caso in cui l’impianto si trovi nelle “zone di riferimento per le energie rinnovabili”). Questa situazione è dovuta principalmente alla complessità burocratica nei territori italiani: l’iter autorizzativo per la messa in funzione degli impianti FER si articola in 13 step e prevede il coinvolgimento di fino a 5 attori istituzionali e di diversi stakeholder. Non solo lunghezza dell’iter autorizzativo: la governance del sistema delle rinnovabili risulta oggi disarticolata. La messa a terra delle installazioni FER è condizionata da ritardi nell’approvazione dei decreti necessari a sostenere il mercato che superano i 600 giorni, incertezza nel quadro regolatorio che rallenta gli investimenti e incoerenze tra misure emanate da diversi livelli istituzionali. A titolo di esempio, basti pensare che i ritardi nei decreti rischiano di compromettere >45 GW al 2030, per un mancato investimento di circa 46 miliardi di Euro.

Per accelerare il dispiegamento delle FER sono quindi necessari un quadro regolatorio ben definito (implementando sistemi incentivanti e avviando nuove aste per le rinnovabili), semplificazioni burocratiche e una maggiore produttività dell’installato FER (potenziando l’infrastruttura di rete e i sistemi di accumulo).


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