Perché Regioni ed Enti locali italiani devono essere al centro delle politiche su rinnovabili e clima

Il convegno organizzato oggi a Roma dal Kyoto Club mette al centro le Regioni e gli Enti locali: il loro ruolo per il raggiungimento degli obiettivi nazionali definito dalla legge finanziaria, le opportunità per l’ambiente, l’economia e il tessuto imprenditoriale del paese.

6 febbraio 2008 Fonte: Kyoto Club

Le Legge Finanziaria 2008 rimette le Regioni al centro delle politiche a favore delle energie rinnovabili e per la riduzione delle emissioni di gas serra.
La loro azione sarà determinante per consentire al paese di raggiungere l’obiettivo di soddisfare con le rinnovabili un sesto di tutti i consumi energetici (17%) al 2020. In altre parole, questo obiettivo richiede di triplicare, in soli 13 anni, l’attuale contributo di tutte le energie verdi!||Un compito, quello assegnato all’Italia dall’Unione europea, molto ambizioso, ma che secondo il Kyoto Club sarà attuabile se tutti gli attori faranno la loro parte, attivando un processo capace di produrre vantaggi significativi anche in termini economici, industriali e di creazione di posti di lavoro.
Lo hanno capito già molti Stati che ormai mettono ai primi posti della loro agenda politica la ricerca, i meccanismi incentivanti più innovativi, sistemi autorizzativi meno rigidi, l’informazione, a favore di rinnovabili, efficienza energetica, trasporti e, più in generale, la lotta ai cambiamenti climatici.||Un ruolo centrale spetterà dunque alle Regioni e agli Enti locali, oggi protagonisti del convegno organizzato dal Kyoto Club “Le Regioni e gli Enti locali verso Kyoto”, presso la sala della Protomoteca del Campidoglio, che ha visto partecipazione di circa 300 persone.
La Finanziaria prevede, infatti, che entro 90 giorni dalla sua pubblicazione vengano definiti i target regionali sulla produzione da fonti rinnovabili e che nei successivi 90 giorni le Regioni adeguino i propri Piani Energetici Ambientali.
Si tratta di una sollecitazione destinata a innalzare l’attenzione sulla diffusione regionale dell’energia verde e, quindi, sul contributo locale alla riduzione delle emissioni dai gas climalteranti. Ma anche una sorta di “responsabilizzazione decentrata” ai fini del raggiungimento dell’obiettivo nazionale.||Secondo Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club “una volta definiti gli obiettivi di riduzione, Regione per Regione, si potrebbe pensare anche ad un sistema volto al riconoscimento di crediti ambientali regionali complementare con il sistema di Emissions Trading già operativo per le emissioni industriali”. “Questo approccio – spiega Silvestrini – consentirebbe alle Regioni virtuose di valorizzare il proprio impegno con una contabilizzazione delle riduzioni delle emissioni e con la creazione di un mercato nazionale di scambio dei crediti”.||Se le Regioni, in sintonia con Province e Comuni, riusciranno ad attivare in tempi rapidi questo percorso si potrà anche ridurre quel pesante debito che il nostro paese sta accumulando per lo sforamento delle emissioni di CO2 rispetto all’obiettivo previsto dal Protocollo di Kyoto.
Infatti, ogni giorno, dal 1° gennaio di quest’anno, l’Italia paga più di 5 milioni di euro (5,4 milioni di €), 63 € ogni secondo. Dopo 6 settimane abbiamo ampiamente superato i 200 milioni di euro e a fine anno il debito toccherà quota 2 miliardi.
La crescita del debito (per ogni tonnellata di CO2 il Kyoto Club ha stimato un prezzo di 20 €) si può visualizzare in tempo reale con il contatore presente nel sito dell’Associazione (www.kyotocub.org).||Questo costo deriva dal divario di oltre 90 milioni di tonnellate di CO2 che ci separa dagli obiettivi di Kyoto, con un livello di emissioni del 12% superiore rispetto al 1990. Va ricordato che nel periodo di adempimento 2008-2012, la quantità di emissioni assegnate all’Italia è pari a 483 Mt CO2 eq (-6,5% rispetto al 1990). ||Questa deve essere considerata un’emergenza gravosa in termini economici, di immagine e di mancate opportunità. “Paghiamo dieci anni di sottovalutazione del problema climatico e di una notevole superficialità rispetto all’entrata in vigore del Protocollo”, ha detto il Direttore scientifico del Kyoto Club.
Poiché ogni ulteriore ritardo comporterà costi crescenti per il Paese sarà fondamentale che le istituzioni statali e locali mettano al centro delle politiche del paese la questione climatica, con conseguenti scelte oculate su efficienza energetica, utilizzo delle fonti rinnovabili e trasporti.


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