Difficoltà e opportunità per l’obbligo del 17% di rinnovabili al 2020
L’obiettivo della quota di rinnovabili al 2020 assegnato dall’UE all’Italia rappresenta una sfida difficile ma anche una straordinaria opportunità di crescita industriale per il nostro paese. L’opinione di Gianni Silvestrini, Direttore scientifico del Kyoto Club.
Un sesto dei consumi energetici italiani al 2020 soddisfatti con fonti rinnovabili. Questo è l’obiettivo assegnato all’Italia dalla Unione Europea. Ciò implica triplicare l’attuale quota di energia verde che deriva in buona parte dagli investimenti nell’idroelettrico effettuati nell’ultimo secolo.
“Si tratta di un obiettivo ambiziosissimo – ha detto Gianni Silvestrini, direttore scientifico del Kyoto Club – ma raggiungibile se tutti gli attori si attiveranno e se verranno sciolti alcuni nodi sul versante autorizzativo e si investirà in modo serio nella ricerca”.||Silvestrini pone l’accento su un punto essenziale che sarà fondamentale per l’ottenimento di questo target: “L’impegno sulle fonti rinnovabili è strettamente collegato a una seria politica di innalzamento dell’efficienza energetica: quanto meno cresceranno i consumi, tanto più agevole sarà infatti il raggiungimento della percentuale del 17% assegnata all’Italia”.||Diventerà quindi quanto mai indispensabile che entro 90 giorni, come previsto dalla Finanziaria 2008, vengano ripartiti gli obiettivi verdi tra le varie Regioni, in modo che esse si responsabilizzino rispetto al raggiungimento dell’obiettivo comune.||Silvestrini fa notare, inoltre, che mentre tutti gli occhi sono puntati sulla generazione di energia elettrica, “andranno accesi i riflettori anche sulla produzione di calore (e freddo) con le rinnovabili, un comparto sottovalutato, ma di enormi potenzialità. Non parliamo solo degli usi domestici, ma anche del calore di processo industriale, un segmento totalmente scoperto nel nostro Paese”.||Su due punti di “flessibilità”, che rendono più agevole il raggiungimento degli obiettivi, il Direttore scientifico del Kyoto Club richiama l’attenzione del legislatore e del mercato.
Sulle pompe di calore il cui contributo viene conteggiato dalla Direttiva europea sulle rinnovabili afferma che “questa opportunità, se non governata, potrebbe portare – dice Silvestrini – a una crescita incontrollata con un’incidenza sulla domanda di punta estiva della rete elettrica (solo per quelle aria-aria occorrerà la certificazione europea Ecolabel)”.
Inoltre, in merito alla possibilità di importazione fisica (e non virtuale) di energia verde, mette in evidenza che “deve essere considerata nell’ambito di un rafforzamento della presenza delle nostre industrie che si affianchi al più generale rilancio dell’utilizzo dei meccanismi flessibili previsto dal Protocollo di Kyoto”.||”Questa sfida – conclude Silvestrini – rappresenta una straordinaria opportunità di crescita del nostro settore industriale delle rinnovabili, analogamente a quanto avvenuto in Germania che in pochi anni ha creato un comparto industriale con 235.000 addetti”.