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Azienda Agricola Arrighi

Naufragar m'è dolce in questo vino

Sito web: www.arrighivigneolivi.it

Il segreto di Antonio Arrighi? Immergere l’uva nel mare. Come facevano gli antichi greci.

Dopo 2.500 anni, il vino che il poeta Callimaco chiamava “il nettare puro dell’isola vinosa” è tornato. A farcelo assaggiare è un produttore d’eccezione: Antonio Arrighi. Il vino accompagna la nostra civiltà dai tempi più lontani, e nella Grecia antica era considerato una risorsa così importante che vennero sviluppate tecniche per crearne di sopraffini, come quello di Chio. Situata nell’Egeo, di fronte alla Turchia, l’isola di Chio era rinomata in epoca antica per il suo vino dal gusto incredibile e in grado di rimanere inalterato nel tempo. La tecnica, tenuta a lungo segreta, consisteva nell’immergere le uve nel mare prima di lasciarle appassire al sole, farle fermentare e lasciarle riposare nelle anfore. Il sale, grazie al suo effetto antiossidante e disinfettante, garantiva al vino generato da quelle uve una capacità di conservazione incredibile. Inoltre, eliminava la pruina della buccia senza danneggiare l’acino, preservando l’aroma del vitigno. Il “segreto” del vino di Chio rimase tale fino al 2018, con l’incontro tra Antonio Arrighi – produttore di vini biologici dell’isola d’Elba ed esperto della vinificazione in anfore di terracotta – e il professor Attilio Scienza dell’Università di Milano, che in una conferenza parlò di quell’antica ricetta. Fu così che due anni dopo nacque Nesos, il vino “marino” concepito sfruttando la ricetta dell’isola di Chio. Un vino che non ha bisogno di solfiti, che mantiene il profumo di miele, rosmarino e fiori d’acacia, e che regala al palato la morbidezza, la sapidità e la freschezza delle erbe aromatiche e del mare. Antonio Arrighi è il #GreenHero elbano che oltre a preservare il territorio attraverso la coltura biologica ha rinnovato una filosofia di vinificazione che anziché i prodigi della chimica industriale sfrutta quelli del mare e della terracotta.

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