Position paper: Eliminazione graduale dei combustibili fossili dagli edifici residenziali in Italia

Problema: Il riscaldamento degli edifici residenziali, commerciali e pubblici , secondo lo studio “Una strategia per la decarbonizzazione dei sistemi di riscaldamento degli edifici in Italia” realizzato da Elemens lo scorso 15 aprile per Legambiente e Kyoto Club, pesa sulle emissioni di CO2 per oltre il 17,7%, secondo i dati di Ispra.

14 febbraio 2022

Secondo il report, il principale vettore energetico impiegato per il riscaldamento residenziale in Italia è il gas naturale (50% dell’energia fornita). Seguono poi le biomasse solide (il 28% del totale), soprattutto legname e cippato, e i prodotti petroliferi (8%), come nel caso delle caldaie a gasolio, ancora presenti in alcune grandi città e nelle aree montane non metanizzate. La cogenerazione pesa sul totale per il 5%, mentre sono marginali le pompe di calore, il riscaldamento elettrico (boiler) e il solare termico (1% del totale). In Italia solo il 5,4% del settore del riscaldamento è da rinnovabili e ad “emissioni zero”.

Il settore energetico beneficia al contempo di rilevanti sussidi ambientalmente dannosi diretti e indiretti. Tra quelli diretti in primis, l’ecobonus –potenziato con l’aliquota del 110% (superbonus) – che incentiva non solo tecnologie rinnovabili, ma anche soluzioni che utilizzano combustibili fossili come il gas naturale: è il caso delle caldaie a condensazione, per le quali è previsto il totale rimborso delle spese da parte dello Stato. Tra quelli indiretti c’è l’agevolazione volta a ridurre il prezzo per l’acquisto di gasolio e GPL nelle aree non metanizzate (zone montane, Sardegna e isole minori) dove viene così rallentata la diffusione delle rinnovabili termiche. E ancora, l’aliquota IVA agevolata (pari al 10%) destinata ai consumi ad uso civile per il riscaldamento degli edifici, applicata limitatamente ai primi 480 metri cubi di gas consumato nell’anno.

L’Italia ha fissato la data di eliminazione graduale di tutti i combustibili fossili in tutti i tipi di infrastrutture (negli edifici nuovi ed esistenti) nel riscaldamento nel 2050, come stabilito dalla Strategia Energetica Nazionale del 2017.

Durante la seduta del 28 luglio 2021, un ordine del giorno (Odg) sui temi del progetto “Per la decarbonizzazione degli impianti di riscaldamento degli edifici in Italia” del Presidente della X Commissione “Industria, commercio e turismo” del Senato della Repubblica Gianni Girotto, impegnava il Governo:

  • Ad adottare iniziative normative volte a differenziare le detrazioni Superbonus 110% fra gli impianti di riscaldamento che utilizzano fonti energetiche fossili e quelli che utilizzano fonti energetiche rinnovabili, disincentivando i primi e incentivando i secondi.
  • A prevedere un piano di sostegno alle aziende del settore per la conversione verso impianti di riscaldamento a emissioni zero, al fine di garantire l’operatività, entro il 2030, di soli impianti senza emissioni climalteranti su tutto il territorio nazionale.

L’Odg non venne messo ai voti perché per il provvedimento a cui si riferiva il Governo ha posto la questione di fiducia, che fa decadere emendamenti e Odg.

Anche a livello di Unione europea le emissioni del riscaldamento degli edifici e dell’acqua rappresentano una quota significativa (12%) delle emissioni totali di CO2 dell’UE, equivalenti alle emissioni di tutte le auto nell’UE. Ma la decarbonizzazione del riscaldamento viene ripetutamente trascurata, anche se il 28% dell’energia totale consumata nell’UE viene utilizzata per il riscaldamento.

Attualmente nell’UE sono installate circa 129 milioni di caldaie, più del 50% delle quali sono molto inefficienti, classificate in classi energetiche C o inferiori nell’etichetta energetica.

Recentemente è stata presentata la nuova Direttiva EPDB sulla prestazione energetica degli edifici. Il testo propone che a partire dal 2030 tutti i nuovi edifici debbano essere a emissioni zero, cioè consumare poca energia ed essere alimentati da fonti rinnovabili. Bruxelles indica lo stop a incentivi per le caldaie a gas dal 2027 e l’eliminazione dei combustibili fossili nel riscaldamento entro il 2040.

Secondo la ricerca “FIVE YEARS LEFT How ecodesign and energy labelling can decarbonise heating”, presentata l’8 dicembre 2020, degli esperti di ECOS e della campagna Coolproducts, è necessario vietare la vendita di nuove caldaie a gas ben prima, a partire dal 1 gennaio 2025. Questo farebbe risparmiare 110 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 ogni anno fino al 2050. Ciò rappresenterebbe quasi i due terzi delle riduzioni di emissioni necessarie in case ed edifici pubblici per raggiungere la carbon neutrality entro il 2050.

Accanto a questa analisi va inoltre considerato il rapporto Net Zero by 2050A Roadmap for the Global Energy Sector, del 17 maggio 2021, dell’Agenzia Internazionale dell’Energia a favore dello stop caldaie a gas. In particolare, anche secondo l’Agenzia lo stop caldaie a gas dovrebbe arrivare entro il 2025 dal momento che questa data è frutto di studi che dimostrano che: “permettere la vendita di caldaie e riscaldatori a combustibili fossili nell’Ue dopo quell’anno rischia di compromettere gli sforzi che diversi Stati membri stanno facendo per impedire nuove vendite di vecchie tecnologie di riscaldamento inquinanti”.

Secondo lo studio “Out of gas: EU is €70 billion away from making renewable heating affordable for all”realizzato da European Environmental Bureau per la campagna Coolproducts e pubblicato il 18 ottobre 2021, il passaggio dalle caldaie a gas alle soluzioni di riscaldamento rinnovabili è ancora fuori dalla portata di molte famiglie europee. Con gli incentivi e i prezzi esistenti, una famiglia media di quattro membri a reddito medio troverà un tempo di ammortamento ragionevole (8 anni o meno) solo passando da una caldaia a combustibili fossili a una pompa di calore in Italia, Portogallo, Spagna, Finlandia, Cipro , Malta, Austria e Francia.

Per rendere le pompe di calore alla portata di tutti, gli Stati membri devono aumentare i sussidi di almeno 70 miliardi di euro, un miglio in più che potrebbe essere ridotto a 20 miliardi di euro se fosse introdotta una tassa sulla CO2 di 100 €/ton.

Buone pratiche per la decarbonizzazione

Tra i Paesi europei, l’Olanda ha annunciato l’uscita completa dal gas entro il 2050, introducendo già da metà 2018 il divieto di allacciamento alla rete gas per gli edifici di nuova costruzione che saranno quindi riscaldati con sistemi elettrici e/o impianti a fonti rinnovabili. Nel Regno Unito, invece, l’installazione di sistemi di riscaldamento a gas nei nuovi edifici sarà vietata dal 2025, a favore di soluzioni tecnologiche a minore impatto ambientale. Negli Stati Uniti, San Francisco introdurrà da giugno 2021 l’obbligo di realizzare nuovi edifici residenziali e commerciali senza sistemi di riscaldamento basati sul gas naturale: un’ordinanza che arriva sulla scorta di misure simili adottate in altre città della California per abbandonare i combustibili fossili e favorire il riscaldamento elettrico. Ma anche in Italia non mancano esempi virtuosi che vanno nella medesima direzione: la Giunta di Milano ha approvato un nuovo regolamento che prevede la messa al bando delle caldaie a gasolio da ottobre 2022: per favorirne la sostituzione, il Comune ha stanziato risorse a fondo perduto per l’acquisto d’impianti di nuova generazione, come pompe di calore e solare termico.

Proposte

  • Eliminazione dei sussidi diretti alle fonti fossili: riduzione dell’incentivo del Superbonus per la sostituzione di caldaie a gas passando da una detrazione del 110% a una del al 50% fino alla cancellazione di ogni incentivo alla sostituzione di caldaie con sistemi a gas dal 2025.
  • Eliminazione progressiva dell’Iva agevolata sul gas, che svantaggia soluzioni a minor impatto ambientale, e il ritorno all’aliquota ordinaria; un cambio di destinazione del sussidio che prevede uno sconto per l’acquisto di gasolio e GPL nelle aree montane, in favore di pompe di calore, solare termico o sistemi ibridi.
  • Varare da parte del MISE un piano di sostegno alle aziende del settore per la conversione verso impianti di riscaldamento a emissioni zero, ed introdurre l’obbligo, entro il 2030, di sostituire a impianti fossili solo  impianti fossil-free, come solare fotovoltaico, solare termico, pompe di calore connesse anche a sistemi geotermici.
  • Rivedere la legislazione sulla progettazione ecocompatibile e sull’etichettatura energetica sulle caldaie per il riscaldamento, per garantire incentivi ai sistemi più efficienti a partire dal riscaldamento da fonti rinnovabili.
  • Vietare l’installazione di impianti di riscaldamento a combustibili fossili nei nuovi edifici dal 2025 come seguito logico e ambizioso dei requisiti NZEB nella direttiva EPBD, anche sfruttando il lavoro svolto dal BPIE, Building Performance Institute Europe.
  • Nella ristrutturazione degli edifici sostituire gradualmente le caldaie per il riscaldamento a combustibili fossili attraverso il regolamento sulla progettazione ecocompatibile e una revisione dell’etichetta energetica per le caldaie per il riscaldamento.
  • Migliorare il ruolo che possono svolgere le misure di digitalizzazione e la fiscalità sui consumi di combustibili per il riscaldamento.
  • L’approvazione di una nuova Strategia Energetica Nazionale basata al 100% sulle fonti energetiche rinnovabili e sull’efficienza energetica, che, in linea con gli obiettivi UE, programmi la neutralità climatica al 2050.

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