Consumo di suolo in Italia: i dati Ispra 2020
L’Italia continua a regalare ettari di suolo al cemento, una risorsa vitale e non rinnovabile che ogni anno viene erosa ed un patrimonio poco tutelato. È il triste quadro che emerge dall’analisi dei dati sul consumo di suolo in Italia elaborata dall’Ispra.
Il report,che fa riferimento all’anno 2019, è stato presentato nelle ultime ore e non è altro che la conferma di quanto sia urgente porre un freno al degrado e al consumo del suolo. È questo è anche l’obiettivo del progetto europeo Soil4life, di cui Legambiente è capofila e che vede tra i partner, oltre ad ISPRA anche il Politecnico di Milano, il Comune di Roma, CIA, CREA e due associazioni di volontariato francese e croata.
Esaminando i dati di ISPRA sono diversi i numeri che balzano agli occhi in merito al consumo di suolo, soprattutto se si analizzano le rilevazioni per ogni capoluogo di regione. Nel complesso sono oltre 263 gli ettari di terra consumati nel 2019, e che invece avrebbero potuto alimentare la produzione agricola o di legname. Entrando nel dettaglio in testa alla classifica del rapporto ISPRA si piazza il comune di Roma con un consumo di suolo di ben 107,9 ettari solo nel 2019 e che negli ultimi 7 anni complessivamente ha sfondato il muro dei 500 ettari. Un dato che fa riflettere anche perché si tratta di un arco temporale in cui l’edilizia è in crisi, senza contare che per la crescita demografica si continuano a registrare numeri da prefisso telefonico. Trend confermato per alcune regioni come Veneto e Puglia in cui è evidente l’incapacità di prendere le distanze da un’economia che interpreta la cementificazione come organica allo sviluppo economico del territorio. Niente di più sbagliato! Situazione opposta è invece il caso di Milano, che si presenta con un bilancio a zero consumo di suolo per il 2019, e narra una storia differente in cui il recupero efficiente di quartieri e sedimi dismessi costituisce una leva ed un moltiplicatore di benessere.
“Il consumo di suolo continua a tenere banco, quale forma di degrado che si somma a tutte quelle che già affliggono i suoli nel nostro paese, da Nord a Sud: erosione, inquinamento industriale e agricolo, perdita di fertilità e sostanza organica, desertificazione. Stiamo assistendo alla dilapidazione del nostro più grande capitale naturale, senza disporre di alcuno strumento legislativo che lo tuteli. Occorre una legge nazionale che tuteli il suolo attraverso la rigenerazione di aree dismesse, anche per non essere esposti a rischi e calamità legati al dissesto idrogeologico”, dichiara Damiano Di Simine, responsabile scientifico del progetto Soil4life per Legambiente.
Il caso di Roma, portato alla luce dall’indagine di ISPRA, è allarmante. Con il progetto Soil4life è stata realizzata una Carta delle permeabilità per riportare all’attenzione il tema della rigenerazione urbana. Si sta inoltre lavorando alla redazione di Linee Guida progettuali finalizzate ad aumentare la permeabilità del suolo negli interventi edilizi e, soprattutto, alla predisposizione di un piano comunale per la permeabilità che dovrà essere adottato da Roma Capitale come atto di indirizzo per il nuovo Regolamento Edilizio. “Per noi questo dato fortemente negativo rappresenta una sfida – conclude Damiano Di Simine , responsabile scientifico del progetto europeo Soil4life – vogliamo che Roma entri in una stagione di rigenerazione del suo tessuto urbano. Insieme ad ISPRA, al Politecnico di Milano ed all’amministrazione comunale, abbiamo intrapreso una azione orientata a fermare l’impermeabilizzazione e il consumo di nuovo suolo nell’ambito del progetto Soil4life. “Siamo fortemente motivati a fare la nostra parte affiancando l’istituzione, ma siamo anche consapevoli che non basterà, senza una mobilitazione dell’intera amministrazione capitolina che ponga il consumo di suolo in cima alle sue priorità”.