Come evitare la costruzioni di centrali grazie alla risorsa “efficienza energetica”
Quasi 10 anni fa Florentin Krause dell’istituto californiano IPSEP realizzò per l’Italia uno studio sul potenziale di efficienza energetica degli usi finali dell’elettricità. Un lavoro ancora valido e da recuperare.
Dopo l’incidente alla centrale nucleare di Krsko, in Slovenia, si rafforzano le perplessità di molti esperti del settore energetico su questa tecnologia. Resta intatta, invece, la convinzione del governo che l’opzione nucleare sia l’unica strada percorribile, ma da questa sponda non abbiamo sentito ancora parlare di una seria e incisiva politica della domanda di elettricità, cioè di risparmio e di efficienza energetica il cui notevole potenziale era stato valutato in uno studio di Florentin Krause pubblicato addirittura nel 1999 e realizzato proprio per l’Italia.
Krause, dell’istituto californiano IPSEP (International Project for Sustanaible Energy Paths), curò questo lavoro, di 112 pagine, per conto dell’ANPA. Il rapporto, dal titolo “La risorsa efficienza”, valutava il potenziale dei risparmi che si sarebbero potuti conseguire nel nostro paese con le tecnologie allora disponibili in modo di aumentare l’efficienza energetica degli usi finali dell’elettricità. ||Le stime dei consumi e dei risparmi totali di elettricità venivano ripartite in 15 categorie che rappresentavano 90 tipologie di usi finali nei settori del riscaldamento dell’acqua, del condizionamento dell’ambiente, della trasmissione a motore elettrico, dell’elettricità di processo e degli elettrodomestici, differenziati per ambito domestico, commerciale e industriale.
Veniva dimostrato che il basso consumo pro-capite di energia elettrica del nostro paese rispetto alla media europea era dovuto al tipo di industrie nazionali presenti, al clima e ai livelli di reddito del paese, ma non certo per un uso tecnologicamente più efficiente dell’elettricità.
Con un completo spostamento degli investimenti per gli usi finali di apparecchiature, stabilimenti ed edifici verso le tecnologie più efficienti disponibili sul mercato, l’Italia potrebbe ridurre fino al 46% la domanda di energia elettrica in un periodo di 15 anni.
Il rapporto di Krause stimava questo quantitativo in 140-150 TWh alla data del 2010, con una previsione dei consumi elettrici di 335 TWh (dato ENEL). In pratica, sfruttando questo potenziale tecnico di risparmio, si sarebbe potuto stabilizzare la domanda di elettricità ai livelli della metà degli anni ‘90, comunque con un miglioramento dei servizi resi ai consumatori.||Per stimare una più concreta realizzazione di tale potenziale tecnico di risparmio si è considerata una percentuale di implementazione del 43%, in base alla quale il risparmio di elettricità finale potrebbe essere valutato in 66 TWh, cioè pari al 20% della domanda prevista in Italia al 2010. I maggiori potenziali di risparmio sarebbero conseguibili dal comparto dei motori elettrici (39% del totale), dagli elettrodomestici (28%) e nell’illuminazione (23%).
I risparmi ottenibili nel settore residenziale rappresentano il 33% del totale, quelli nel settore commerciale e industriale sono, rispettivamente, il 36% e il 31%. Secondo un simile scenario si stima che i costi medi del kWh risparmiato siano inferiori a quelli di nuova produzione di almeno il 40%.||Soprattutto per la metodologia utilizzata, lo studio, con i dovuti accorgimenti, è da ritenersi valido ancora oggi per le indicazioni che fornisce. Il messaggio del lavoro di Krause è chiaro: il miglioramento dell’efficienza energetica può rendere più produttive le aziende italiane, creare una imprenditorialità diffusa, favorire i consumatori e contribuire a ridurre le emissioni di gas serra, e soprattutto evitare la costruzioni di centrali alimentate a fonti fossili e nucleare.
“La risorsa efficienza. Strategie e interventi per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra attraverso misure di efficienza negli usi finali di energia elettrica”, ANPA, Documenti 11, 1999 (pp.112).